venerdì 29 novembre 2013

Questo. Nostro.


La prima volta che con le dita arrivavo a toccare la tua anima
mi sono sentita come quando sono stata per la prima volta
davanti al cielo blu della chiesa di Van Gogh:

ha quei colori che bucano lo stomaco,
le sue pennellate ti rimestano nelle viscere come un uncinetto
e non puoi far altro che restare lì a fissarlo.

Quante volte sono tornata a casa dopo una serata insieme
e a pensarti ho passato anche l'ora in cui non c'è una bruma di sonno,
dopo le prime capriole eravamo due corpi tra lamiere.

Quando abbiamo iniziato a portarci per mano nella vita,
ho avuto pensieri per te così belli che facevano male,
pensieri da rilegare con un filo d'argento su carta ruvida.

Colpa del mio inguaribile feticismo per la carta,
se sento il bisogno di mettere nero su bianco
il tuo modo di amare il mio essere
così insensatamente e irrimediabilmente matta.